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orbite,dettaglio (fall 2016)

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20161219_103515

king of days

è stato il periodo più bello

come arrivano i personaggi

è stato un girotondo che casca

sono i madrigali e le terzine

le correnti vanno a finire dove

hanno inizio e fine e di nuovo

è stato come vedere alla perfezione e luci

c’era da vedere la scintilla per terra

la skyline parallela, lascio andare

anche se quanto più lontano il respiro

così pronto al passaggio successivo

non è stato affatto un caso

c’è aria ancora c’è tempo, manca niente

mi hanno portato via per ritornare

a campi di viola limpidissimo

colore secondario proprio visibile

signore delle campane

aspettando i passaggi successivi

tutte le ali tutta la discesa di

satori raggiungibili come mosaici

 

Mark Rothko!

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Alcuni artisti vogliono dire tutto. ma io credo che sia più profondo dire poco. i miei dipinti vengono a volte chiamati “facciate”, e in effetti lo sono.

 

[ingredienti che per Rothko sono necessari alla pittura]

Una chiara consapevolezza della morte. tutta l’arte è in rapporto con la morte.

Sensualità, indispensabile per rappresentare il mondo in modo concreto.

Tensione, ossia conflitti o desideri che nell’arte sono dominati nel momento stesso in cui si manifestano.

Ironia, un ingrediente moderno (i greci non ne avevano bisogno). una forma di cancellazione di sé, e al tempo stesso di autoanalisi, con cui l’uomo non può, almeno per un istante, sfuggire al proprio destino.

Arguzia, umorismo.

Qualche grammo di effimero e qualche grammo di casuale.

Un dieci per cento di speranza…solo se ne avete bisogno; i greci non ne avevano.

henry miller!

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Dipingere significa amare ancora. Soltanto quando si guarda con gli occhi dell’amore si vede quel che il pittore vede. E il suo è un amore libero da ogni senso di possesso. Il pittore è costretto a condividere ciò che vede. Normalmente ci fa vedere o sentire quel che di solito ignoriamo o da cui siamo immuni. Il suo approccio al mondo ci dice, in effetti, che niente è vile o laido, che niente è banale, piatto o insapore, a meno che non sia la nostra visione a essere carente. Vedere non è semplicemente guardare. Si deve guardare e vedere. Vedere dentro e intorno. Oppure, come disse una volta John Marin : “L’arte deve mostrare quel che accade nel mondo”.

senza permesso – out taken

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le agende sono giocattoli lo sai anche te

possono rubarle e non è importante

stare incollati alle date bagnate

anche se è amaro conta un po’ e respira

le dissonanze sono i monosillabi

sono le fiumane della conversazione

che ci prendiamo pure come veniamo

in questo momento

l’umanità al completo

galleggia

albergo italia-2000

 

 

 

 

 

 

senza permesso #8

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aspetta, mi scrivo

le prossime fioriture e i prossimi raccolti

tutti i cicli e gli emicicli

che ne sappiamo noi

mescolando liquami e sostanze

guardando il collasso dei sistemi

è la pazienza della follia

tale e quale al non spazio e non tempo del caldo

per incamminarsi

per tirare a sorte

per fermare le parole

a lato

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sono feste ricorrenti quando

i particolari riescono a sospirare

le lettere del sogno

i solstizi sono augurali

sangue che verrà e verrà

nostro amore,vostro firmamento

memoria vale come visione d’insieme

nelle liste infinite

nelle mille nascite

nella fioritura precoce

apparecchio arance a spicchi

rose candide con rametti sparsi

tutto vale a una festa

anche le morti anche le sorti